Da oggi, mercoledì 13 gennaio, è disponibile online l’intervista che il direttore artistico de I Teatridisanseverino, Francesco Rapaccioni, ha riservato alla scrittrice Lucia Tancredi.
Torna la programmazione in streaming con due appuntamenti ogni settimana, dopo la rassegna “I magnifici dieci” che nel periodo delle festività ha presentato, sempre online, gli incontri con Stefano Tura, Maurizio De Giovanni, Giovanni Veronesi, Andrea Vitali, Andrea De Carlo, Stefano Petrocchi, Edoardo Nesi, Fabio Geda, Francesco Alberoni, Cristina Cattaneo e Antonio Manzini.
L’intervista a Lucia Tancredi è pubblicata sulla pagina Facebook de I Teatridisanseverino, poi sabato 16 gennaio seguirà quella ad Alberto Mattioli. Sulla stessa pagina sono disponibili anche gli incontri della rassegna “I magnifici dieci”.
Lucia Tancredi racconta la genesi dello Sferisterio, l’arena maceratese, che si intreccia strettamente con il Teatro Feronia di San Severino Marche e con la villa Bonaparte di Porto San Giorgio, in quanto i tre cantieri occupano contemporaneamente la creatività dell’architetto Ireneo Aleandri tra il 1823 e il 1829.
Per questo l’incontro tra Rapaccioni e la Tancredi si svolge all’interno del Teatro Feronia, splendido spazio di neoclassica purezza, vuoto di spettatori a causa delle vigenti restrizioni sanitarie.
Qui l’autrice presenta il suo ultimo libro “Lo Sferisterio a Macerata” edito da EV, in cui racconta del giovane architetto Ireneo Aleandri impegnato nei due progetti quando arriva la prestigiosa commissione di un “palais royal” a Porto San Giorgio da parte di Gerolamo Bonaparte, fratello dell’imperatore Napoleone.
E’ allora che lo stesso Aleandri lascia i due cantieri in mano ai capimastri per trasferirsi sulla costa fermana con grande disappunto dei maceratesi e dei settempedani. Ma sono anni di lavori fecondi e frenetici, per cui, nel giro di tre anni, tra il 1826 e il 1829, le tre opere finiranno tutte inaugurate.
Il Teatro Feronia torna così, dopo molti mesi, a ospitare un incontro seppure in forma molto riservata. Un segno di speranza che questo luogo di cultura possa quanto prima riaprire al grande pubblico.
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