Il rettore dell’Università di Macerata Luigi Lacchè a nome dell’intera comunità accademica e suo personale esprime “grande cordoglio per la scomparsa di Giuseppe Galli, docente emerito di psicologia generale e già prorettore dell’Ateneo. maestro di vita e di pensiero per intere generazioni di studenti. L’Università tutta, nel ricordare le profonde doti intellettuali e umane dello studioso, si unisce commossa al lutto della moglie Anna e delle figlie Lucia, Chiara e Grazia”.
La camera ardente è stata composta all’obitorio dell’Ospedale di Macerata. I funerali si svolgeranno sabato alle 15.30 nella Chiesa di Santa Croce.
Giuseppe Galli, nato a Ravenna nel 1933, si era laureato in Medicina a Bologna nel 1957. Ha attuato la sua formazione psicologica sotto la guida del prof. Renzo Canestrari e in stretto contatto con gli psicologi della scuola della Gestalt, in particolare con Wolfgang Metzger e Edwin Rausch. Nel 1966 ha iniziato a insegnare psicologia generale all’Università di Macerata, diventando professore ordinario nel 1982. Da quello stesso anno fino al 1990 è stato pro-rettore. Nel 1987 ha collaborato alla istituzione del Dipartimento di filosofia e di pedagogia e psicologia. Nel 2000 ha fondato il Centro interuniversitario di studi di medicina e scienze umane “Augusto Murri”. Dal 2003 al 2006 è stato direttore del Dipartimento di scienze dell’educazione e della formazione e coordinatore del Dottorato di ricerca in scienze dell’educazione.
Grande dolore da parte anche dei professori Michele Corsi, direttore del Dipartimento di Scienze della formazione, “ha rappresentato una parte importante della vita accademica e personale di molti di noi, e ora una memoria densa e significativa”, nonché Andrzej Zuczkowski, Matilde Moroni Mozzi e Barbara Pojaghi, che furono tra i primi allievi di Galli.
“Mi sono laureata con Giuseppe Galli nel 1971 – ricorda quest’ultima -, allora ero una pioniera. L’incontro con la psicologia, con la psicologia della Gestalt, la psicologia di Kurt Lewin mi avevano preso in maniera totale. Dovrei scrivere un libro per documentare le tante cose che ho imparato dal lui, ma mi piace ricordare quelle che poi hanno segnato il mio modo di insegnare di fare ricerca e di relazionarmi con gli altri. Innanzitutto, la consapevolezza che ci vuole tempo ed umiltà per imparare, poi l’etica della ricerca e l’atteggiamento rispettoso nei confronti dell’altro, e infine la ricchezza e le potenzialità del lavoro di gruppo. Queste sono le cose che ho imparato mentre facevo la tesi con lui e poi quando ho iniziato a lavorare in Università. Sono ancor ora, che mi mancano pochi anni alla pensione e che ho ampliato i miei ambiti di studio e di interessi, gli elementi che guidano il mio essere docente, ricercatrice e persona”.
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