Dal punto di vista idrogeologico, le Marche sono tra le regioni che registrano un numero significativo di dissesti, tra frane e eventi alluvionali. Un problema comune a livello nazionale, vista la fragilità dell’intero territorio italiano, che pone, in maniera impellente, la questione dell’ottimizzazione dei sistemi di allertamento preventivo, per consentire alle amministrazione locali, in particolare i sindaci come autorità di protezione civile, di attivare tutte le misure necessarie a tutelare l’incolumità dei cittadini. Inoltre è indispensabile cambiare approccio di fronte alle situazioni di emergenza, privilegiando la prevenzione e gli investimenti necessari a garantirla attraverso la messa in sicurezza del territorio.
Di questo si è discusso nel corso del seminario nazionale, promosso dal dipartimento della Protezione civile della Regione Marche, che si è svolto alla Mole Vanvitelliana di Ancona. L’ampia partecipazione di autorità, amministratori pubblici, ordini professionali e volontariato di protezione civile ha manifestato, anche visivamente, l’attenzione a un tema, purtroppo, di stretta attualità. Roberto Oreficini (direttore Uffici rischi idrogeologici del Dipartimento nazionale) ha ricordato che, dal 2013, in Italia, si sono avute circa 40 emergenze idrogeologiche che hanno interessato 18 regioni e province autonome su 21.
“Il nostro Paese, ad alto rischio di calamità naturali, deve mettere al primo posto il tema della gestione del territorio – ha affermato l’assessore regionale alla Protezione Civile, Angelo Sciapichetti – La prevenzione va vista come un investimento, molto più economico dei costi necessari a rispristinare i danni. Occorre fare rete, specie in una fase di riforme istituzionali che sta ridisegnando le competenze della gestione territoriale”.
Il sindaco di Senigallia, presidente Anci Marche, Maurizio Mangialardi, ha auspicato un riaccentramento delle funzioni di pianificazione e programmazione territoriale, a seguito del riassetto istituzionale introdotto dalla riforma Delrio: “Non bisogna avere paura della riorganizzazione, ma va messa a sistema. La gestione, ad esempio, dei fiumi è un tema nazionale e regionale, non un problema del comune che ospita la foce. Occorre investire le risorse necessarie, per non rincorrere sempre le emergenze, come l’ultima alluvione di Senigallia del 2014 che ha messo in ginocchio 530 aziende e 1.300 famiglie”.
Cesare Spuri (direttore dipartimento Marche) ha sottolineato l’importanza di conseguire una omogeneizzazione del linguaggio di allertamento, per evitare confusioni e incomprensioni sulle ricadute dell’emergenza segnalata. Su questo aspetto è intervenuta Paola Pagliara (responsabile Centro funzionale nazionale), mentre il presidente dell’Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) Bernardo de Bernardinis ha relazionato sul sistema di allertamento idrogeologico. Il direttore Maurizio Ferretti ha illustrato i dieci anni di attività del Centro funzionale Marche. Spazio è stato poi dedicato alle opportunità offerte dalla programmazione europea attraverso i progetti Prime (politiche di adattamento ai cambiamenti climatici) e Adriaradnet (capacità previsionali nel campo idrogeologico).
(70)