Post terremoto, una proposta per il rilancio del turismo culturale nel maceratese
Le opere d’arte che giorno dopo giorno vengono recuperate dalle zone terremotate del maceratese e messe in sicurezza sono al centro di un dibattito acceso sulla loro collocazione. Per conservazione, restauro, tutela o anche per promozione rischiano di abbandonare i luoghi per cui sono state create. Una delle caratteristiche del patrimonio artistico maceratese e fermano-ascolano, in chiese e monasteri, palazzi nobiliari o civici, è quella di essere state realizzate proprio per le ambientazioni dove si trovano anche da secoli.
Asportarle da edifici in condizioni precarie o già compromesse è doveroso e necessario, trasferirle lontano dal territorio d’origine, in altre regioni e musei che le accolgono per solidarietà, non per opportunismo sia ben chiaro, trova la fiera opposizione di quanti invece vorrebbero che il rilancio post sisma abbia tra i cardini la valorizzazione sul posto dei beni artistici, culturali e turistici.
A questo proposito, è molto importante la presa di posizione di due autorevoli docenti come Massimo Puliani e Lucia Cataldi che hanno anche un ruolo politico. Puliani, regista ed esperto di multimedialità, e Cataldi, museologa e storica dell’arte, insegnano all’Accademia di Belle Arti di Macerata e sono esponenti del Partito Democratico che seguono a livello regionale le attività e i beni culturali.
Da loro una proposta di rinascita con mostre d’arte, fra tradizione e nuove tecnologie, nei luoghi dei territori feriti.
Una proposta nel maceratese per il rilancio del turismo/culturale: mostre d’arte fra tradizione e nuove tecnologie nei luoghi dei territori feriti dal terremoto. Pensiamo al fascino, al valore poetico delle opere “salvate” dal Terremoto. Il loro racconto sarà multiplo, espressione ieri come oggi di “rinascita” e loro malgrado di “fuga”. Si presenteranno al pubblico con una sofferenza/ferita e al tempo stesso con la voglia di ritornare nei luoghi d’origine. Dopo tante riflessioni, progettazioni sul museo diffuso, sui nuovi spazi museali, sullo storytelling dei sistemi espositivi, ecco arrivato il momento da parte dei politici e degli operatori di passare ai fatti concreti.
Una considerazione in premessa: la prima sul piano quantitativo, sono state oltre 220 ad oggi le opere recuperate nel post terremoto. L’ultimo ritrovamento è stato in una frazione di Castelsantangelo sul Nera, un Polittico di Paolo da Visso. Leggiamo che sarà spostato in Ancona e poi avrà destinazione Firenze per il restauro. La seconda sul piano politico: il Manifesto dei Comuni della Marca Maceratese (30.12. 2016) con cinque idee per ripartire dal nostro patrimonio culturale e la successiva riunione fatta di recente presente il Commissario per la Ricostruzione Vasco Errani.
“Cura, tutela e valorizzazione” è in sintesi il punto cruciale della politica culturale a favore del patrimonio artistico delle piccole realtà colpite dal terremoto. Se per quanto attiene alla salvaguardia delle opere che sono state recuperate nei siti colpiti dal sisma si può immaginare un intervento conservativo, per quanto riguarda la cosiddetta “valorizzazione” è emersa la necessità di creare un progetto di investimento che abbia due obiettivi: salvare le opere e mostrarle – dove è possibile – nel territorio d’origine, in accordo con le più recenti linee guida della museologia contemporanea.
Le proposte di alcuni comuni (da Macerata a Treia, da Camerino a Visso ecc.) sono molto interessanti e necessitano una giusta considerazione. Convergono su un punto comune: una riconoscibile identità artistica e una funzione turistico/culturale del proprio patrimonio, con indotto sia dal punto di vista economico che promozionale delle comunità colpite dal terremoto.
Sollecitiamo quindi il mantenimento delle opere all’interno di idonee strutture del Maceratese, ossia del bacino territoriale da cui provengono, e la realizzazione di progetti espositivi in base a criteri e obiettivi storico-artistici anche attraverso forme ed espressioni interattive e multimediali (Attraverso l’immaginale e il suono ICT Information and Communication Tecnology) che reporter, videomaker e musicisti potranno contribuire ad implementare con sensibilità “contemporanea”.
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