Francesco nelle Marche sulle orme del Poverello d’Assisi; del beato Pio IX il papa senigalliese ultimo sovrano dello Stato Pontificio che più a lungo resse il Soglio di Pietro; ed infine di San Giovanni Paolo II il pontefice che più di altri amò Loreto. Tre volte, tre eventi destinati a restare nella Storia della regione al Plurale, della Storia della Cristianità scritta da un grande papa venuto subito dopo Benedetto XVI dimessosi (28 febbraio 2013) a meno di 5 mesi dal suo ultimo viaggio a Loreto nel 50° anniversario della visita di Giovanni XXIII il 4 ottobre 1962!
Quanta Storia! Ho avuto la grande fortuna di esserci.
Non ci sarà purtroppo l’accarezzata e promessa presenza di Francesco – ‘don’ Giancarlo Vecerrica me lo ha raccontato – al Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Tuttavia rimane (cfr foto) la bella immagine del papa il 7 giugno scorso che ricevendo gli organizzatori maceratesi ebbe sinceri elogi per il libro curato dalla professoressa Daniela Meschini – cui collaborammo Vincenzo Varagona ed io – in memoria di don Luigi Taliani. “Sono ancora commossa!” mi dice Daniela.
Il 4 ottobre, dicevamo. Già in quella fatidica data in cui l’Italia ad Assisi celebra ‘il Pazzo di Dio’, Francesco venne nelle Marche terra francescana per assidue frequentazioni nel Giorno del Santo. Fu ad Arquata del Tronto, comune martire dello spaventoso sisma dell’estate del 2016. Prima a Pescara del Tronto, poi a nello stesso comune capoluogo nell’Ascolano senza squilli di tromba nè tantomeno annunci infilandosi rapido nella tecnostruttura delle scuole e stando tutto il tempo con ragazzi, studenti e il sindaco Petrucci. Noi giornalisti fummo colti letteralmente di sorpresa. Non ci restò che attenderlo all’uscita. Ma Francesco non si fermò neppure un attimo con noi: l’auto l’attendeva strategicamente appena fuori l’uscita! Solo il tempo di un sorriso. La Sala Stampa Vaticana mi spiegò poi che Egli voleva che tutta l’attenzione fosse per la tragedia delle popolazioni colpite dalla calamità, un’attenzione che non voleva fosse minimamente distratta dalla Sua visita.
Il 25 marzo 2019 un giorno di calura quasi estiva vide poi a Loreto il pontefice nella Solennità dell’Annunciazione ‘dire messa’ nella Santa Casa a distanza di 162 anni dall’ultima volta di un suo predecessore: Giovanni Maria Mastai Ferretti da Senigallia, il beato Pio IX. Anche in quella occasione non volle in basilica giornalisti e fotografi per i quali venne allestito in piazza un maxischermo praticamente … invisibile dato il sole accecante! Al solito ci fu l’eccezione di un fotoreporter eccezionale e mirabilmente ‘sui generis’ il quale già nel ’62 aveva infranto tutte le regole: don Giuseppe Branchesi parroco della treiese Santa Maria in Selva. Fu lui a rivelarmi due scoop, uno dei quali fu utilizzato con sapiente risonanza e successo da Luciana Litizzetto in ctcf. Il primo era che il papa salutando in basilica i fedeli era tornato indietro ripercorrendo l’intera navata centrale per consolare il pianto di un bambino disabile che non era riuscito a salutarlo. Il secondo episodio raccontatomi ancora da don Giuseppe – episodio divenuto televisivamente famoso attraverso la trasmissione di Fabio Fazio su Rai3 allora – fu quello che vide Bergoglio con un sorriso sollevare ogni volta e letteralmente i fedeli che gli s’inginocchiavano o che tentavano di baciargli l’anello pastorale.
Poi, fuori, in auto un doppio giro della Fontana e il frugale pranzo allestito dagli allievi dell’Alberghiero al Centro Giovanni Paolo II. Ricordo pure la paterna esortazione del pontefice ai frati per un orario più flessibile riguardo l’ingresso in Basilica e la somministrazione delle comunioni.
In elicottero tre mesi più tardi, in qualche maniera eppure fattivamente Bergoglio fu sulle tracce emozionanti di Giovanni Paolo II. Il 18 e 19 marzo 1991 celebrando San Giuseppe, studio e lavoro, Woityla era stato pellegrino per due giorni a Camerino e San Severino in quella diocesi. Francesco a San Severino fisicamente non fu presente, spiritualmente si benedicendo dall’alto in elicottero la città settempedana dopo aver lasciato Camerino. “Un Angelo dall’alto…” ha commentato oggi la sindaca Rosa Piermattei.
Se infatti Mastai Ferretti fece tutto in un giorno, 162 anni prima, Francesco tornò infatti nelle Marche lungo la direttrice Loreto-Camerino appena 83 giorni più tardi: il 16 giugno 2019. Al centro della visita ancora la tragedia del sisma. Ancora una giornata caldissima come a Loreto a marzo ed una città assediata – cosi diversa da quella del 18 marzo ’91 in occasione dell’arrivo di Woityla – resa deserta da eccezionali misure di sicurezza. La cerimonia (Massara nuovo arcivescovo con Brugnaro predecessore e il card. Menichelli a concelebrare con Bergoglio) si svolse con armati sui tetti della cattedrale in una tendostruttura in piazza alle soglie della ‘zona rossa’. Tutto era spettrale ed occorreva pass diversi solo per muoversi da un punto all’altro pur in quel limitato fazzoletto di centro storico! Ricordo ancora il sorriso del papa a fianco del guidatore, il comandante dei Vigili del Fuoco, nella Jeep Renegade del Corpo (color rosso d’ordinanza) entrare nella Camerino off limits e desertica per un giro di ricognizione!
Tre incontri, tre eventi scolpiti nel cuore e nella storia. Innumerevoli tuttavia gli incontri in Vaticano. Ne ricordo uno solo per tutti, di gran lunga certo il meno importante ma significativo. Quello concesso ad un giovane appena divenuto sindaco di Osimo, Simone Pugnaloni. Il quale nel ballottaggio a sorpresa e contro ogni pronostico era riuscito a sopravanzare il fortissimo competitor Dino Latini (già due volte primo cittadino osimano ed attuale presidente del Consiglio Marche) di appena 7 voti! “Papa Francesco fu cordialissimo. Con le mani ed utilizzando un gesto usuale delle dita con cui si indica sfide vinte di strettissima misura, questione di millimetri appunto! paternamente ci accolse e sorrise al giovane neosindaco. Fu ottimo, vincente auspicio. Simone riuscì alla fine a restare primo cittadino superando tutti i ricorsi di Latini” ricorda mio figlio Benedetto che aveva diretto la campagna elettorale di Pugnaloni.
Maurizio Verdenelli
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