Dichiarato lo stato di fermo per il trentenne nigeriano Innocent Oseghale fortemente indiziato per la morte di Pamela Mastropietro e del tentativo di liberarsi del cadavere, facendolo a pezzi e mettendolo in due trolley poi rinvenuti nelle campagne di Pollenza.
Gli elementi a suo carico sono ormai evidenti, dopo il fermo di ieri sera e la perquisizione del suo appartamento a Macerata, in via Spalato 124. Nell’abitazione i carabinieri del Ris avrebbero trovato i vestiti della vittima sporchi di sangue, altre tracce ematiche e anche uno scontrino della farmacia poco distante dove la vittima si era recata per acquistare una siringa.
Il nigeriano continua a dirsi estraneo al fatto, ribadendolo nell’interrogatorio avvenuto in presenza del suo avvocato e di un interprete. Ma un altro cittadino straniero, non coinvolto, ha testimoniato volontariamente che ha visto Oshegale nella tarda sera di martedì con le stesse valige dove era il corpo di Pamela e nelle vicinanze del luogo dove poi nella mattinata successiva sono state ritrovate in un fosso.
Le indagini sulla morte della giovane romana dunque trovano conferme e al momento sono incentrate su un individuo, ma non si escludono eventuali coinvolgimenti di altre persone”.
Come da chiarire è la dinamica dei fatti. Si tratta di omicidio o di una morte per overdose con tentativo di occultare il cadavere?
Le telecamere di sorveglianza sono state determinanti per ricostruire gli spostamenti di Pamela Mastropietro a Macerata, permettendo di appurare la sua presenza in via Spalato nella mattina del 30 gennaio e l’individuazione di Innocent Oseghale. Tra immagini e altre testimonianza è risultato essere l’ultimo ad aver incontrato la ragazza ancora in vita.
Da ieri sera i Ris stanno facendo accertamenti nell’appartamento di via Spalato 124, dove sono stati trovati i vestiti insanguinati della vittima e tracce ematiche, domicilio del nigeriano con permesso di soggiorno scaduto e precedenti per droga.
I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Macerata ritengono che Pamela sia morta in quella casa, forse per overdose oppure uccisa, e vogliono accertare se è il luogo dove il cadavere è stato sezionato.
Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, in mattinata all’obitorio dell’ospedale di Macerata ha effettuato il riconoscimento della ragazza.
La cooperativa Pars di Corridonia, la comunità di recupero da dove si è allontanata volontariamente Pamela il 29 gennaio senza documenti e telefonino, ha emesso un breve comunicato:
“In riferimento al tragico evento della morte di Pamela riteniamo doveroso per il momento non rilasciare nessuna dichiarazione sui fatti accaduti. Un riserbo necessario per rispetto della famiglia, del lavoro degli inquirenti e dei nostri ospiti. Alla famiglia esprimiamo la nostra condivisione del dolore, le più vive condoglianze e la nostra piena disponibilità; agli inquirenti abbiamo dato e daremo piena e totale collaborazione; ai nostri ospiti dobbiamo riservatezza e tutela della privacy”.
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