I tifosi l’avevano salutato come un bomber. Invece lui, incarnando il ruolo del giocatore ideale, utile in ogni zona del campo, ha messo al servizio del trainer Federico Giunti e della truppa la sua duttilità per farsi notare anche come esterno basso. Insomma, ala o terzino, per il numero 11 biancorosso non fa differenza, perché lui la differenza riesce a farla. Nicola Petrilli, “Ariete” (è nato il 13 aprile 1987) torinese, è un punto di riferimento saldo dell’ossatura della formazione biancorossa e si fa carico, per la sua provata esperienza, di sobbarcarsi le fatiche di un ruolo non propriamente suo.
Nicola, in effetti ti aspettavamo più avanti nello scacchiere di Giunti.
“Ricopro da qualche partita una posizione più arretrata per esigenze di squadra. Quando c’è bisogno non mi tiro certamente indietro. Il bello è che, non ricoprendo solitamente ruoli di fascia arretrati come sto facendo ora, la concentrazione sale per paura di commettere qualche errore, quindi ci scappa anche la gara che non ti aspetti. Mi riferisco alle mie prestazioni con il Parma e il Venezia che reputo positive”.
Ti manca un po’ il gol?
“È ovvio che, giocando lontano dall’area, il gol lo trovi con minore frequenza, però qualche volta do la palla buona per farlo fare. Il pallone a “Turco” (Turchetta, ndr) che ha poi imbeccato alla perfezione Colombi in rete per il provvisorio 0-1 al Penzo di Venezia gliel’ho recapitata io”.
Com’è il clima del gruppo dopo lo scoppiettante ed imprevedibile 3-3 in laguna?
“Il pari di Venezia ci ha consentito di preparare la gara successiva senza assilli. Ci siamo goduti un giorno di riposo lunedì e martedì scorso, a mente fresca e forti del pareggio colto in casa della capolista, ci siamo rimessi al lavoro con serenità”.
Come si presenta, invece, la sfida all’AlbinoLeffe?
“Senz’altro combattuta perché i bergamaschi provengono da due battute d’arresto consecutive proprio con il Venezia in casa per 0-1 ed a Santarcangelo, dove sono stati sconfitti all’inglese. Noi però siamo stati rinfrancati per aver retto l’urto della capolista di Inzaghi. Penso che il match con i lombardi sarà deciso dagli stimoli. Chi sarà più convinto prevarrà”.
Qual è la tua squadra del cuore ed il campione che ammiri di più?
“Sono di Torino e tifo Juventus, anche perché sono cresciuto nel settore giovanile bianconero. Dei campioni ricordo con maggior affetto quelli di allora. Con Giovinco ci siamo allenati con Del Piero e Nedved. Davvero dei grandi professionisti. Ora la distanza da Torino è tanta, ma quando posso cerco di andare allo Juventus Stadium dove l’atmosfera è realmente suggestiva”.
Cosa vorresti trovare sotto l’albero?
“Bella domanda – Petrilli ci pensa su – ma penso che il regalo più bello sarebbe quello di riavere i 3 punti che ci sono stati tolti con la penalizzazione. Con altre 3 lunghezze che noi abbiamo del resto guadagnato con merito sul campo saremmo in vista della zona play-off…”.
Il tuo messaggio prenatalizio ai tifosi?
“Ci sostengano come hanno fatto finora ed anche di più. Qualche volta ho udito dei fischi, ma noi abbiamo dato sempre tutto. Su ciò i nostri sostenitori possono giurarci. Mi piacerebbe vederne qualcuno di più allo stadio”.
Nicola Petrilli, che ricorda il miglior Eto’o quando Mourinho gli “ordinava” di coprire tutta la fascia, contribuirà da par suo a stimolare i tifosi biancorossi. Con i risultati che, quando sono positivi, catalizzano più spettatori allo stadio. L’AlbinoLeffe è inquadrato…
(Nella foto: Nicola Petrilli)
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