Ritornano i corni di rinoceronte al Museo di Storia Maturale di Macerata. A distanza di due anni dal clamoroso furto, il Museo è risarcito grazie al lavoro della giovane scultrice Giorgia Cegna, che ha ricostruito finemente i due corni trafugati nel luglio 2014. Il corno del rinoceronte, ritenuto molto prezioso dalla medicina orientale per le presunte proprietà afrodisiache e curative, ha un rilevante valore di mercato.
“Ancora una volta i risultati positivi arrivano lavorando insieme e con la creatività di giovani che Servizio civile presso i nostro musei civici, una risorsa di grande valore” – afferma l’assessore alla cultura Stefania Monteverde. – “Ora proponiamo la nuova guida del Museo di Storia naturale, una delle più belle realtà culturali del territorio, grazie al lavoro appassionato di Romano Dezi ed alla sua collezione raccolta nel corso di tutta la vita. Un ringraziamento anche ai tanti volontari che collaborano con generosità”
I corni trafugati appartenevano a due teste di rinoceronte, risalenti agli anni ’60-’70, della collezione Bernocchi donata al Museo di Storia naturale nel 2013: 81 teste imbalsamate di animali esotici provenienti da tutto il mondo.
La giovane artista Giorgia Cegna, volontaria del Servizio Civile Regionale Garanzia Giovani 2016-2017, collabora con Macerata Musei per un progetto di valorizzazione museale. La sua competenza nella scultura, in particolare nella raffigurazione del mondo animale, le ha reso congeniale il lavoro di ricostruzione, che da tempo il direttore onorario Romano Dezi aveva in animo di attuare. Sopra un’anima di tessuto, i corni sono stati ricostruiti con pelle, tela di juta, legno, schiuma di poliuretano, gesso, acrilico e sono state dipinte poi in modo molto verosimile. “La scelta del materiale è stata studiata in riferimento al contesto in cui si trovano i rinoceronti, in quanto il gesso è materiale all’acqua, non inquinante per l’ambiente. Le parti rifatte sono state realizzate in laboratorio e in seguito montate, rifinite e colorate direttamente in sede” spiega Giorgia Cegna.
Si è trattato di un lavoro opportuno e funzionale all’accoglienza dei visitatori del museo, che ha evitato la rimozione dei due trofei collocati proprio all’inizio del percorso di visita.
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