Cerimonia a Monte San Giusto per intitolazione del parco in frazione Villa San Filippo al commissario capo della Polizia di Stato Giuseppe Montana, medaglia d’oro al valor civile, ucciso dalla mafia a Palermo nel 1985.
Erano presenti il questore di Macerata Antonio Pignataro, il sindaco Andrea Gentili, il direttore dell’Ufficio Centrale Ispettivo prefetto Carmelo Gugliotta e le più alte cariche civili, militari e religiose della provincia.
Per l’occasione sono giunti nella cittadina maceratese i fratelli del commissario Montana, Dario e Gerlando, oltre a funzionari della Squadra Mobile di Palermo che erano in servizio in quegli anni e che insieme hanno lottato contro la mafia. A testimoniare concretamente l’affetto e la stima per “Beppe” Montana i funzionari Francesco Pellegrino, Giuseppe Russo e Giuseppe e Francesco Accordino, che nonostante il lungo viaggio hanno fortemente desiderato di essere presenti.
In memoria di Giuseppe Montana, all’ingresso del Parco è stata posta una targa commemorativa, scoperta tra gli applausi delle molte persone presenti e benedetta dal Cappellano della Polizia di Stato don Adam Baranski e dal parroco di Monte San Giusto.
La cerimonia ha avuto inizio con la descrizione della figura del commissario capo della Polizia di Stato Giuseppe Montana in servizio negli anni Ottanta presso la Squadra Mobile di Palermo.
Parole di ringraziamento per l’intitolazione sono state espresse dal questore di Antonio Pignataro, esprimendo profonda gratitudine al sindaco e alla città che ha voluto dedicare uno spazio pubblico frequentato da bambini, famiglie e cittadini al giovane poliziotto che ha dato la sua vita per la libertà di tutti.
Giuseppe Montana nasce ad Agrigento l’8 ottobre 1951. Trasferitosi con la famiglia a Catania, si laurea alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Dopo aver superato il concorso per Commissario di P.S., è assegnato alla Squadra Mobile di Palermo presso la sezione investigativa. Durante questa esperienza collabora con il giudice Rocco Chinnici ed instaura un proficuo rapporto professionale con Ninni Cassarà, anch’egli in servizio presso la Squadra Mobile.
Dopo breve tempo il Commissario Montana è a capo della neonata sezione “catturandi” della Squadra Mobile di Palermo, deputata ad eseguire gli ordini di custodia cautelare nonché alla ricerca dei latitanti della criminalità organizzata. Grazie alle spiccate capacità investigative riesce a disarticolare numerosi nuclei mafiosi della città, sequestrando depositi di armi e di droga oltre ad arrestare numerosi boss locali. Insieme al collega Cassarà utilizza metodi più dinamici di investigazione, mettendo a punto un sistema innovativo di controllo del territorio capace di intimorire e minacciare seriamente gli interessi di “Cosa nostra”.
Il 25 luglio 1985, il Commissario Montana con la sua squadra aveva condotto un’operazione portando all’arresto ben 8 uomini del capo mafia Michele Greco, riuscito invece a sfuggire alla cattura. Come ritorsione, il 28 luglio 1985, nei pressi del porto turistico di Porticciolo (PA), di ritorno da una gita con la fidanzata e gli amici, due sicari si avvicinarono al Commissario Montana freddandolo con una serie di colpi di pistola a distanza ravvicinata.
Il 17 febbraio 1995 la Corte di Assise di Palermo ha condannato i mandanti dell’omicidio del Commissario Montana, tra i quali, Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.
A Giuseppe “Beppe” Montana è dedicata la piazza di Porticello (Santa Flavia) in cui fu ucciso. Diverse altre località hanno intitolato strade o piazze al Commissario ucciso, non di rado usando ufficialmente il diminutivo “Beppe” in luogo del nome anagrafico.
Lo Stato ha onorato il suo sacrificio con il conferimento della Medaglia d’oro al merito civile e con il riconoscimento concesso a favore dei familiari, costituitisi parte civile nel processo, da parte del Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/99. (www.interno.gov.it)
(115)