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Montale e Il Trovatore, serata a San Severino Marche

Montale e Il Trovatore, serata a San Severino Marche
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Si è svolto ieri sera a “La Villa” nella località settempedana di Cesolo l’evento “Il Trovatore visto da Montale” per celebrare i 50 anni dalla pubblicazione degli Xenia del poeta italiano a San Severino Marche. Hanno partecipato alla serata il direttore artistico Francesco Micheli, il direttore dei Teatri di San Severino Francesco Rapaccioni e Giovanna Zampa, figlia del celebre giornalista italiano Giorgio Zampa, amico stretto di Eugenio Montale. Fra i numerosi ospiti il sindaci di Bergamo Giorgio Gori, di Macerata Romano Carancini e di San Severino Marche Rosa Piermattei.

La serata si è concentrata sulla figura del premio Nobel italiano come appassionato e critico di musica, riflettendo su quanto de Il trovatore si possa trovare nei componimenti poetici dedicati alla moglie Drusilla Tanzi, soprannominata amichevolmente “la Mosca”, morta nell’ottobre del ‘63. Gli Xenia pubblicati a San Severino sono una prima versione della famosa raccolta di poesie voluta da Montale per i suoi familiari e i suoi amici. Si tratta infatti di 14 brevi poesie dal tono colloquiale e quotidiano, che si prefigurano come un affettuoso canzoniere familiare, la più famosa delle quali è “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”.

Giorgio Gori, Rosa Piermattei, Romano Carancini, Francesco Micheli e Andrea Compagnucci
Giorgio Gori, Rosa Piermattei, Romano Carancini, Francesco Micheli e Andrea Compagnucci

«A noi settempedani fa effetto sentire che le parole di Montale siano state pubblicate qui a San Severino – dice Francesco Rapaccioni – ed è davvero interessante notare quanto melodramma ci sia nella poesia di Montale, tanto che alcuni passaggi di questo libro riprendono delle parti del libretto de Il trovatore».

Il direttore artistico Francesco Micheli ha spiegato al numeroso pubblico la storia di Azucena, Manrico, Leonora ed il Conte di Luna, facendo particolare attenzione a tutto ciò che non succede sul palcoscenico, ma che è il motivo scatenante di tutta la tragedia. Micheli ha poi letto la poesia “Timor di me” di Pier Paolo Pasolini, ispirata alla prima scena del quarto atto dell’opera: «Tanti capolavori che noi abbiamo nella nostra cultura sono basati sulla storia de Il trovatore, perché Verdi, benché abbia il sapore della morte in bocca in quel periodo, ha un bisogno, un anelito di vita che lo spinge ad andare avanti ed a guardare al futuro».

La serata si e poi conclusa con l’intervento di Giovanna Zampa, che ha condiviso con il pubblico i suoi ricordi di “zio Eugenio”con aneddoti della sua infanzia, e di Donella Bellabarba, erede della tipografia Bellabarba che 50 anni fa pubblicò la versione settempedana degli Xenia di Montale.

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