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Matelica a Fermo. Colavitto ricorda i suoi momenti con Maradona

Matelica a Fermo. Colavitto ricorda i suoi momenti con Maradona
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Il Matelica alle 17.30 scenderà in campo al Bruno Recchioni di Fermo per affrontare la Fermana di mister Mauro Antonioli. I biancorossi, a quota 18 in classifica, sono reduci dal 2-2 con il Cesena all’Helvia Recina, di cui pesa il rocambolesco finale che ha visto i romagnoli rimontare il doppio svantaggio.

Sono 9 i punti finora accumulati in classifica dai gialloblù nei dodici turni precedenti, frutto delle vittorie con Gubbio e Imolese, dei pari con Samb, Fano e Cesena. Battute d’arresto invece con Mantova, SudTirol, Padova, Perugia, Carpi e Triestina nell’ultimo turno. Dovranno recuperare mercoledì 9 dicembre la gara rinviata qualche settimana fa con l’Arezzo.

Prima del fischio d’inizio del match Fermana Matelica verrà osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Diego Armando Maradona. I capitani porteranno sul volto il classico segno rosso per ricordare la Giornata contro la violenza sulle donne.

“Incontriamo una squadra affamata di punti – ha dichiarato mister Gianluca Colavitto – e una piazza che negli ultimi anni sta recitando un ruolo importante nella categoria, quindi ci aspetta una partita molto tosta e difficile come sono tutti i derby. I ragazzi anche questa settimana hanno lavorato bene e resettato ciò che è successo domenica scorsa. Fermo per noi rappresenta una tappa fondamentale per il prosieguo del torneo”.

I giocatori del Matelica convocati (tutti negativi all’ultimo ciclo di tamponi effettuato) per la gara in trasferta con la Fermana sono: i portieri Cardinali, Martorel, Puddu; i difensori Baraboglia, Cason, De Santis, Fracassini, Magri, Masini, Maurizii; i centrocampisti Balestrero, Barbarossa, Bordo, Calcagni, Pizzutelli, Ruani, Santamarianova; gli attaccanti Franchi, Leonetti, Moretti, Peroni, Rossetti, Volpicelli.

Mister Gianluca Colavitto in questi giorni ha ricordato Diego Armando Maradona, quanto “il Pibe de Oro” abbia rappresentato per Napoli, il Napoli e tutti i suoi tifosi. Ma anche per lo stesso allenatore biancorosso che ha condiviso momenti di vita e di sport vicino al più grande numero 10.

“Sono entrato nel Settore Giovanile partenopeo, precisamente nei Giovanissimi – rammenta Gianluca Colavitto, classe 1971, un passato da grande difensore con Torres, Juve Stabia, Sora, Avellino e Lanciano –, dopo aver mosso i primi  passi nella squadra del mio rione, la Gescal. Con la casacca azzurra ho poi giocato fino alla Primavera”.

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La foto del Mattino di Napoli con Maradona e Colavitto

“Qualche volta al campo di allenamento ‘Due Palme’ di Agnano – prosegue il tecnico campano del Matelica – Diego si presentava per la partitella del giovedì. Vederlo giocare era qualcosa che a parole non si può descrivere. A volte capitavamo nella stessa squadra, a volte contro. Di aneddoti ce ne sarebbero a bizzeffe, sia del calciatore straordinario, che dell’uomo che non ti aspetti. Il suo talento era sterminato, qualcosa che non si può comprendere e ripetere, ma solo ammirare, come hanno fatto in passato e stanno facendo anche ora tanti dei suoi avversari e di coloro che oggi vengono considerati i suoi eredi. Maradona si poteva solo guardare e applaudire. Il portiere (Domenico Cecere, ndr) delle giovanili che in allenamento riuscì a parargli un rigore diventò in un attimo famoso in tutta Napoli”.

“L’uomo Diego – conclude Colavitto – era invece straordinario nella sua umanità. Ironico, umile, istintivo, generoso, figlio del popolo. Ricordo un Natale regalò a tutti i compagni di squadra una radio a forma di pallone. Credo la conservino ancora tutti gelosamente. Ma la scena che non potrò mai dimenticare, a parte quella immortalata nel quotidiano Il Mattino di Napoli, datata 1989, che vede contenderci la sfera in allenamento insieme a Di Fusco, Airoldi e Neri, è una scena di quelle che nessuna macchina fotografica o cronista hanno immortalato. Io, giovane difensore, ero piegato nell’atto di allacciarmi le scarpette. Lui, il grande campione osannato da tutti, mi passò vicino e con uno scapaccione mi mandò  ‘muso a terra’, regalandomi un sorriso che porterò per sempre nel cuore e con il quale voglio ricordarlo oggi”.

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