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Macerata, maxi frode fiscale smascherata dalla Finanza

Macerata, maxi frode fiscale smascherata dalla Finanza
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La Guardia di Finanza del Gruppo di Macerata ha concluso una complessa operazione che ha permesso di smascherare un articolato intreccio di aziende coinvolte, a vario titolo, in una maxi frode fiscale di circa 20 milioni di euro e in indebite percezioni di fondi pubblici.

L’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Macerata ha coinvolto ben 33 imprese operanti nel «distretto industriale del tessile e dell’abbigliamento», prendendo le mosse dall’analisi di approfondimenti di natura antiriciclaggio, avvalendosi dei poteri di Polizia Valutaria esclusivi della Guardia di Finanza.

Si è poi sviluppata mediante il minuzioso esame delle contabilità aziendali e dei conti bancari dei titolari, nonché attraverso ulteriori riscontri investigativi.

Le società indagate erano, nella maggioranza dei casi accertati, accomunate da un breve se non brevissimo ciclo di vita aziendale che, generalmente, non superava i tre anni, salvo poi proseguirlo con altri soggetti giuridici, ovvero con soggetti compiacenti. Insomma, un reticolo di imprese cosiddette «apri e chiudi».

Ammontano a circa 20.000.000 di euro le basi imponibili, ai fini delle imposte sui redditi, complessivamente evase. Mentre sono diciannove gli imprenditori segnalati all’Autorità Giudiziaria per svariati illeciti penali.

Il sistema di frode consisteva nell’aprire svariate attività commerciali per mezzo delle quali effettuare lavorazioni tessili conto terzi, con emissione delle relative fatture di vendita, ma omettendo, quasi sistematicamente, la presentazione delle corrispondenti dichiarazioni fiscali.

Inoltre, è stato accertato che diverse aziende controllate, avvalendosi di alcune società cosiddette “cartiere”, registravano in contabilità fatture di acquisti relativi a operazioni inesistenti, in modo da abbattere la propria base imponibile e di conseguenza versare meno imposte all’Erario. Successivamente, dopo una breve vita aziendale, i responsabili si rendevano irreperibili.

Macerata

Non solo evasione fiscale, perchè è stato anche accertato che una società, non più operativa, è risultata beneficiaria dell’importo di oltre 42 mila euro quale contributo a fondo perduto, previsto dal cosiddetto “Decreto Sostegni”.

Una misura, questa, destinata a contenere gli effetti economici e sociali conseguenti all’emergenza epidemiologica, commisurata alla diminuzione di fatturato subito a causa della pandemia.

In realtà, dagli accertamenti esperiti, le Fiamme Gialle maceratesi hanno riscontrato come la società, quantunque la propria posizione fiscale fosse dichiarata formalmente attiva, di fatto, avesse terminato le attività aziendali ben prima dell’entrata in vigore del Decreto Sostegni e, pertanto, non aveva i requisiti per l’accesso al contributo.

Allo scopo di scongiurare l’utilizzo fraudolento di partite IVA, solo formalmente attive ma in realtà non più operative, su segnalazione del Reparto, la competente Agenzia delle Entrate ha emesso provvedimenti di cessazione d’ufficio per 10 di esse.

Nell’ambito dell’inchiesta, i Giudici per le Indagini Preliminari del Tribunale di Macerata, chiamati a giudicare, hanno emesso su richiesta della Procura della Repubblica ­diversi provvedimenti, disponendo, complessivamente, il sequestro per equivalente di beni fino a concorrenza delle imposte evase per circa 3 milioni di euro.

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