Venerdì 10 febbraio la sala Castiglioni della civica biblioteca “Mozzi Borgetti” di Macerata ospita, a partire dalle ore 15.30, un incontro sul progetto “Amare un’ombra” promosso dall’associazione Archivio storico tipolitografia “C. Bellabarba”, con il patrocinio del Comune di San Severino Marche, per celebrare i cinquant’anni dalla pubblicazione degli “Xenia I” di Eugenio Montale, componimento poetico stampato nella città settempedana proprio dalla tipolitografia Bellabarba.
Il pomeriggio di studi sarà introdotto dai saluti del sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei, del vice sindaco di Macerata, Stefania Monteverde, e della dirigente del servizio Cultura del Comune capoluogo, la settempedana Alessandra Sfrappini.
A seguire la presidente dell’associazione Archivio storico tipolitografia “C. Bellabarba”, Donella Bellabarba, figlia del tipografo e grande artigiano commendator Folco Bellabarba, illustrerà il fondo tipografico di famiglia, che raccoglie i 133 anni di vita prima della chiusura, e la storia relativa alla plaquette memoriale.
Il professor Roberto Cresti dell’Università di Macerata parlerà della parallela passione di Montale per le arti visive: “Le linee della mano”, vale a dire la simmetria che si può istituire tra poesia e pittura.
Il giornalista e saggista Maurizio Verdenelli si addentrerà, invece, nell’analisi degli “Xenia” come occasione per le Marche, una regione che pullula di “tipografie degli artigiani”.
Il critico letterario e poeta Guido Garufi, che ebbe con Montale un rapporto epistolare e che sul poeta ha scritto una monografia, prenderà infine spunto da questa antica confidenza e si soffermerà sul passaggio dal Montale lirico a quello prosastico.
Nel corso della serata la voce del regista e attore Paolo Nanni leggerà alcuni passi tratti da “Xenia” mentre il professor Emanuele Bajo, dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, presenterà un video sulla stessa opera pieno di suggestioni.
L’opera “Xenia” di Eugenio Montale nasce da un lutto e da una grande amicizia: la morte della moglie Drusilla e l’amicizia con il settempedano Giorgio Zampa.
“Amare un’ombra”, titolo che è stato dato all’opera di riscoperta di questo rapporto, è una citazione tratta da un verso che il poeta indirizzò alla moglie Drusilla Tanzi, detta Mosca.
“Amare un’ombra” è davvero una occasione per conoscere una parte “in ombra” del premio Nobel per la Letteratura del 1975: quei segni e disegni, quelle figure, quegli autoritratti, quelle marine e quei paesaggi, ci parlano di questa lingua inedita che forse, in parallelo, potrebbe stimolare ulteriori approfondimenti critici.
L’aver scelto questa periferica e “autorevole” tipografia, ponendola al “centro” della memoria poetica, questo sentimento forte e autentico che Eusebio (così gli amici più intimi chiamavano Eugenio) volle “stampare” non è solo casuale o una “occasione”, è in qualche modo un tributo e una “ricordanza” per la nostra terra dell’Infinito.
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