La carica dei cinquemila e più. Leguminaria ad Appignano, alla sua ventunesima edizione (una volta lontana sarebbe stata la maggiore età) ha battuto ogni record in un week end di fuoco che domenica non ha certo spento il piovasco sul far della cena.
Anzi: la triplice degustazione costituita da lenticchie, fagioli (con cotiche) e ceci è stata, per così dire, valorizzata dal clima improvvisamente riverberato da temperatura e colori dell’incipiente autunno ‘del nostro scontento’ (considerato il protrarsi della Bella Estate).
Un grande successo, firmato da Comune e Proloco, certificato non solo dai numeri – doppi a bilancio complessivo rispetto a chi non ha resistito alla seduzione delle taverne – ma soprattutto dalla regia dell’accoglienza a cominciare da quella messa in mostra da ragazze e ragazzi.
Che hanno mostrato simpatia, amore, abnegazione ed impegno verso il proprio paese. Insomma: bravi, belli e pazienti.
Il connubio Legumi-Ceramica è stato poi un ticket vincente. Appignano è una delle 45 città italiane che s’illustrano nel segno di questo nobile e plastico materiale che offre bellezza artistica e precisa vocazione in chi lo modella con fatica e talento.
Per Appignano, patria di ‘maestro’ Testa, la tre giorni appena conclusa è stata l’occasione di un Urban design (a cura di Federica Zoccaro) attraverso un percorso di 500 piastrelle by maestri vasai, concluso al terminale ideale ed insieme concreto della ormai celebre Fontana di ceramica.
Una città peraltro rivestita in buona parte da questo duttile, petroso ‘indumento’ di cui sono testimoni tre percorsi cittadini e la balaustra di borgo XX Settembre.
«Tre giorni da venerdì a domenica resi indimenticabili dall’abbraccio caldo della gente che è venuta a trovarci e vivere il centro storico, la nostra bomboniera», dice il sindaco Mariano Calamita.
Domenica sera l’abbraccio da virtuale è diventato concreto grazie a stornellatori e musicisti sull’onda del folk più intrigante.
Spazio anche e soprattutto alla ‘Pizzica’ salentina. La ‘Taranta’ ha imperversato spontanea e more solito invasata su e giù per gli antichi, ben tenuti vicoli facendo dimenticare la leggera umidità sopravvenuta al piovasco. Ma nessuna resa da parte del popolo di Leguminaria, sull’esempio del celebre Bellente.
Un brigante? Certo. Ma ora, scontata la pena inflitta dalla Storia, il Bellente è diventato testimonial della festa, anima popolare e ‘ribelle’ in difficil secolo che Appignano ha storicizzato e imparato ad amare.
Maurizio Verdenelli
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