Sequestrati dalla Guardia di finanza beni di un gruppo di aziende equivalenti a oltre otto milioni di euro. L’operazione ha visto impegnati congiuntamente il Nucleo di Polizia Tributaria di Macerata e la Compagnia di Civitanova Marche che, su disposizione del gip del Tribunale di MACERATA dott. POTETTI ed a seguito di richiesta della Procura della Repubblica di Macerata, hanno sottoposto a sequestro beni mobili ed immobili, tra cui un noto locale di Macerata, distributori stradali di carburanti, quote societarie e disponibilità bancarie. Il tutto fino a concorrenza del valore complessivo delle imposte evase di 8.300.000 euro nei confronti degli indagati.
Le indagini di polizia giudiziaria affiancate da parallela attività di polizia tributaria, svolte in sinergia dal Nucleo di Polizia Tributaria di Macerata e dalla Compagnia di Civitanova Marche, hanno consentito di giungere alla segnalazione di fatti costituenti reato alla Procura della Repubblica di Macerata nei confronti di 10 persone per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e in particolare all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, alla dichiarazione dei redditi fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti falsi , alla omessa dichiarazione, all’occultamento o distruzione di scritture contabili, all’indebita compensazione.
A cadere sotto la lente d’ingrandimento delle Fiamme Gialle sono state le imprese riconducibili a società al cui interno si annoverano svariate attività commerciali: dalla gestione di punti di distribuzione di carburante alla gestione di noti locali bar e ristoranti.
In precedenza, il 21 gennaio scorso, i Finanzieri del Comando Provinciale di Macerata avevano eseguito un primo decreto di sequestro per equivalente emesso dal GIP dott. Pannaggi, del Tribunale di Macerata, poi confermato dal locale Tribunale per il riesame, relativo ad altre e similari imputazioni per reati di emissione, utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta, per tributi evasi per oltre 13 milioni di euro.
In quel caso le attività erano scaturite da verifiche fiscali avviate nei confronti di una società operante nel commercio all’ingrosso di calzature e accessori ed erano proseguite nei confronti di altre società operanti nei settori del pellame, della plastica, della distribuzione di carburanti e di locali nel settore ristorazione che si erano concluse con la constatazione di numerose violazioni fiscali e penali tributarie e addebito di tributi evasi di svariate decine di milioni di euro.
Le indagini di polizia giudiziaria e le pertinenti verifiche fiscali, da cui scaturiscono entrambi i decreti di sequestri emessi dal GIP del Tribunale di Macerata, (di cui il primo, come detto, già confermato dal Tribunale per il riesame di Macerata) hanno supportato la tesi accusatoria, fatta propria dalla Procura della Repubblica – allo stato ritenuta fondata su adeguati indizi di reità da parte dei giudici delle indagini preliminari – secondo cui sarebbe stato architettato un sistema organizzato di società, aventi lo scopo di frodare il fisco, attraverso l’ uso illecito di fatture per operazioni commerciali inesistenti e rispetto a cui ricoprirebbe un ruolo primario l’effettivo amministratore di molte delle società controllate.
Il lavoro investigativo delle Fiamme Gialle – pur ostacolato dalla frammentarietà della documentazione contabile sinora reperita presso le aziende ispezionate, in quanto a volte apparentemente distrutta e/o occultata – ha consentito di ricostruire sia l’impianto contabile che i reali volumi d’affari conseguiti, con l’individuazione dei i soggetti, che allo stato si reputa abbiano emesso e/o ricevuto le contestate fatture false.
Risolutiva, per l’esatta ricostruzione del sistema di frode utilizzato, si è dimostrata la particolare attenzione rivolta dai verificatori ai mezzi di pagamento. È stato, così, appurato che il tipico flusso finanziario, necessario per regolarizzare le posizioni debitorie derivanti dalla ricezione delle fatture di acquisto, veniva sistematicamente di fatto annullato attraverso cessioni “pro-soluto” di crediti precostituiti con fatture false.
Sulla base di quanto sinora accertato, detto modus operandi, basato essenzialmente sul massiccio ricorso all’emissione e/o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con costituzione di falsi crediti IVA, ha consentito agli indagati di operare soprattutto illegittime compensazioni (sia verticali che orizzontali) con debiti d’imposta, permettendo così di ottenere illecitamente risparmi fiscali di rilevante entità.
Come ulteriore conseguenza, tale pratica illecita ha determinato anche, per le aziende coinvolte, la possibilità di realizzare politiche commerciali, basate su transazioni a prezzi indebitamente concorrenziali.
Le indagini svolte hanno consentito di segnalare alla Procura della Repubblica di Macerata complessivamente 10 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di reati tributari nonché, soprattutto, di ottenere il sequestro preventivo, anche per equivalente, di somme di danaro, beni mobili ed immobili e quote societarie, fino alla concorrenza delle imposte evase, allo stato di rilevantissimo importo ed in vista della confisca delle stesse, a beneficio dell’Erario.
Di conseguenza, il GIP del Tribunale di Macerata, accogliendo la richiesta formulata dal competente sostituto procuratore con l’assenso del Procuratore della Repubblica, ha emesso un decreto di sequestro preventivo, ai fini della confisca per equivalente della somma evasa, sino alla concorrenza di un controvalore complessivo pari ad oltre 8.300.000 euro, costituito da beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati.
L’esecuzione del provvedimento, ha portato al sequestro di: disponibilità finanziarie, 11 beni immobili (8 fabbricati e 3 terreni), 9 società di capitali e 1 ditta individuale comprensive delle seguenti unità locali (1 negozi di calzature, 1 macelleria, 1 pizzeria, 6 ristoranti, 5 bar, 4 distributori stradali, 1 centro estetico), 16 veicoli.
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