La Compagnia di Macerata della Guardia di Finanza ha effettuato una serie di controlli finalizzati a verificare il corretto utilizzo della “Carta del docente”, che mette a disposizione dei docenti di ogni ordine e grado 500 euro, ogni anno scolastico dal 2015/16, da utilizzare per il proprio aggiornamento professionale.
I controlli hanno fatto emergere irregolarità nell’uso della carta elettronica che coinvolgono 2 esercizi commerciali della provincia, accreditati presso il M.I.U.R., e 31 docenti.
I docenti infatti possono impiegare gli importi messi a disposizione per l’acquisto di libri e altre pubblicazioni, anche in formato digitale, al fine dell’aggiornamento professionale, nonché appositi hardware e software; iscrizioni a corsi e master universitari o di enti accreditati presso il M.I.U.R. per attività di aggiornamento e di qualificazione, inerenti il profilo professionale; accesso a rappresentazioni teatrali e cinematografiche, musei, mostre, eventi culturali e spettacoli dal vivo; iniziative coerenti con il Piano triennale dell’Offerta Formativa delle Scuole e del Piano Nazionale di Formazione (Buona Scuola).
L’attenta e puntuale attività di analisi effettuata dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza di Roma, ha invece rilevato che i 2 esercizi commerciali nel 2018 hanno venduto a docenti fruitori dell’agevolazione beni diversi da quelli consentiti dalla norma.
A ciascuno docente è stata pertanto applicata una sanzione che prevede il pagamento di una somma di denaro pari al triplo del valore del buono speso irregolarmente, mentre i due commercianti si sono visti applicare la sanzione cumulativa di circa 5.600 euro l’uno e di oltre 35.000 euro l’altro.
E’ stato attivato anche il M.I.U.R., affinché proceda all’azione di blocco e recupero delle fruizioni indebite appurate.
La Guardia di Finanza opera contro ogni forma di illecito o indebito utilizzo degli incentivi statali o locali per tutelare quanti operano nel rispetto delle regole, poichè l’accesso a prestazioni assistenziali e a misure di sostegno non spettanti genera iniquità e mina la coesione sociale.
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