A Treia, il Seminario estivo di Symbola su “Coesione è Competizione” si è concluso con la tavola rotonda “Sfidare paure, solitudini e disuguaglianza per costruire il futuro”, alla quale hanno partecipato il presidente di Symbola – Fondazione per le qualità italiane Ermete Realacci, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, l’A.d. Enel Francesco Starace, l’A.d. Novamont Catia Bastioli, la presidente Coldiretti Giovani Impresa Maria Letizia Gardoni, il Direttore di Aaster Aldo Bonomi e come moderatrice la giornalista Claudia Terracina.
Ermete Realacci, nel suo intervento finale al Teatro Comunale, ha tratto il senso delle giornate di incontri che si sono svolti a Treia con il Seminario estivo il 6 e 7 luglio e prima con il Festival della Soft Economy dal 3 al 5 luglio.
«L’Italia ha bisogno di mobilitare le energie migliori – ha detto Realacci – per affrontare il futuro partendo dai suoi cromosomi e da ciò che la rende unica. Serve un progetto economico e sociale serio che faccia i conti con processi politici che feriscono l’Europa esaltando indifferenza, cinismo e razzismo. Dobbiamo recuperare l’identità e l’orgoglio di appartenere a un grande Paese: come diceva La Pira “Solo gli animali privi di spina dorsale hanno bisogno del guscio”. L’Italia può farcela se affronta i suoi mali antichi – non solo il debito pubblico, ma anche le diseguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia inefficace – grazie ai suoi talenti e se punta su sostenibilità, innovazione e bellezza. La coesione che fa crescere imprese e territori, perché è la patria di quel sistema produttivo culturale dinamico e diffuso che genera più di 92 miliardi di euro e “attiva” altri settori dell’economia, arrivando a muovere, nell’insieme, 255,5 miliardi, equivalenti al 16,6% del valore aggiunto nazionale. Che scommette sulla qualità e la green economy, sui suoi saperi tradizionali e sull’innovazione, sulle forza dei territori e sulla coesione delle comunità, che dà corpo a un’economia a misura d’uomo e non lascia indietro nessuno, che vede nella necessaria risposta al cambiamento climatico anche un’opportunità. Non a caso le imprese nazionali più attente ai diritti, alla sostenibilità, alla responsabilità e alla coesione sociali, hanno registrato nel periodo 2017-2018 aumenti del fatturato nel 53% dei casi, contro il 36% delle altre imprese. Insomma un’Italia che sfida il futuro senza perdere le sue radici, che torna a sorridere, un’Italia che fa l’Italia».
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