A Cingoli, fino al 30 luglio prosegue la mostra personale del Maestro Carlo Iacomucci, nello spazio espositivo Santo Spirito, dal titolo “Il segno inciso di Carlo Iacomucci (incisioni 1993-2023)”.
La mostra, curata da Luca Pernici, si può visitare nei seguenti orari: tutti i giorni dalle 10.30 alle 12.30; i pomeriggi di venerdì, sabato e domenica dalle 17 alle 19.30, le sere di sabato e domenica dalle 21 alle 22.30.
La personale è stata promossa dal Comune di Cingoli, con il patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Macerata, con la collaborazione della locale Pro Loco e del Circolo filatelico numismatico Pio VIII
Iacomucci è un poeta-incisore che con la sua arte trasporta il visitatore in un ambiente onirico che cattura il mistero delle cose.
Nel suo “paesaggio dell’anima” sono presenti l’araldica monumentale, ma anche simboli, legati al mondo rurale e rinascimentale.
L’albero della vita, gli aquiloni, il vento, i manichini e le sette gocce sono alcuni dei simboli con i quali Iacomucci riesce a creare un mondo altro. Ricco di suggestioni e di presenze evocate.
La realtà visiva diventa pretesto per divagazioni metafisiche. Il tempo e la storia non hanno più valore. Il numero sette (le sue famose sette gocce) rimanda alla completezza e alla perfezione.
In mostra si possono ammirare sia opere a punta secca che acqueforti.
Nelle tecniche in cavo l’artista scava direttamente la matrice, tramite punte metalliche. Nelle acqueforti, realizzate su lastra metallica, il disegno viene eseguito al rovescio, incidendo con una punta d’acciaio la lastra, ricoperta di un sottile strato di cera o vernice, poi la lastra è posta a bagno con un acido. La profondità dei segni è proporzionata dalla durata del bagno.
L’incisione è quindi una tecnica complessa, che richiede grande perizia e dedizione. Per ottenere alcune delle opere poste in mostra sono stati necessari mesi di lavoro.
Iacomucci è affetto da una distonia idiopatica: “la malattia dello scrivano”. Il Maestro urbinate ha reagito e ha regalato ai malati di distonia la sua testimonianza nel libro “La Mano ribelle”, trasformando in arte la malattia: la vita è arte.
Oggi vive a Monsano, è urbinate di nascita e nella città ducale ha frequentato la prestigiosa Scuola del Libro.
Il Maestro, già insegnante presso l’accademia di Lecce e successivamente presso il Liceo di Varese e di Macerata, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
E’ Commendatore al Merito della Repubblica Italiana, è stato nominato tra gli otto marchigiani dell’anno nel 2014, ha partecipato alla 54a Biennale di Venezia per regioni, è stato invitato al Premio Marche nel 2018.
Per l’occasione è stato predisposto un prezioso libro d’arte con interventi, oltre che del curatore Luca Pernici, di Loretta Fabrizi, Giovanni Filosa, Patrizia Minnozzi, del sindaco di Cingoli Michele Vittori e dell’assessore alla cultura Martina Coppari.
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