E lo ricordo ancora. Bruno Pizzul da Cormons/Gorizia in quella stagione ‘all stars’ di Incontri d’Autunno, a cura del circolo Aldo Moro di Macerata per gli ottimi auspici del ‘dominus’ Angelo Sciapichetti e del presidente Piergiorgio Gualtieri.
In quel cartellone dell’autunno 2013, di cui Sciapichetti si dichiarò giustamente “orgoglioso”, brillavano i due ex ministri Tiziano Treu e Josefa Idem (pure campionessa olimpica e mondiale di canoa), l’ex presidente Rai Sergio Zavoli, il politologo Ilvo Diamanti, il direttore di Famiglia Cristiana don Vincenzo Sciortino. E con la Idem, il 25 ottobre, Bruno Pizzul.
Gli intervistatori? Vincenzo Varagona, Angelo Ventrone, Massimiliano Colombi, Pietro Marcolini e chi scrive. Furono cinque serate sold out nel piccolo auditorium dell’Hotel Claudiani.
Pizzul, di cui il mondo giornalistico/sportivo e non solo piange la scomparsa avvenuta ieri all’ospedale di Gorizia, fu assoluto protagonista. Quasi oscurando la stella della olimpionica Idem.
Erede spirituale dei suoi grandi conterranei Janich, Bearzot, Zoff, il furlan Bruno non ebbe ‘peli sulla lingua’ riguardo al tema della serata: ‘L’altra faccia della medaglia’, sottotitolo ‘Ciò che non va nel mondo dello sport’.
Fu lui, seppure io non abdicassi per nulla al ruolo affidatomi dal ticket Sciapichetti/Gualtieri, a dialogare con Josefa (“mi sono dimessa per mille euro” disse amareggiata) nonostante il canottaggio non fosse notoriamente il suo sport di vocazione.
Giampiero (Galeazzi) sarebbe stato orgoglioso di Bruno! Che non si limitò alla canoa e naturalmente al calcio ma dilagò pure nella Storia d’Italia.
Con un ricordo/omaggio affettuoso al nonno goriziano che faceva differenza tra italiani e non. Iscrivendo lui, il nonno, tra coloro che non si sentivano tali, appartenendo l’avo spiritualmente all’allora appena trascorso regno austro-ungarico.
“Siamo tuttavia di razza asburgica tutti d’un pezzo e magari diciamo si, come faccio io, agli azzurri e al calcio ma non ci sentiamo di cantare, con tutto il rispetto per i colleghi che lo fanno, le gesta dei Famosi nelle Isole televisive. Preferisco personalmente una partita di scopone al bar“, raccontò Pizzul che aveva rifiutato da free lance una proposta professionale.
Si sentiva fieramente di una dura terra di confine, Pizzul ne era davvero integralmente figlio.
Del Friuli amava storia, tradizioni, frutti. Parlammo del prosecco (per certi versi rilevante nelle vicende territoriali della prima guerra mondiale, ndr), dei vini e della cantina di cui, lui Bruno, andava giustamente orgoglioso.
“A Macerata sono tornato volentieri, mancavo dagli anni 80, dai tempi di Dante D’Alessandro quando commentai un campionato iridato di bocce”.
Quella sera del 25 ottobre di 12 anni fa non accettò di fermarsi al ‘Pozzo’, rituale ‘dopoteatro’ degli Incontri, anche soltanto per un buon bicchiere di vino marchigiano (lui apprezzatore di Rosso Piceno e Verdicchio), doveva rientrare a Roma presto accompagnato in auto da un amico.
La mattina aveva un servizio urgente. Da qualche tempo, pur pensionato, collaborava infatti ancora intensamente con la Rai.
E da furlan non si concedeva riposi, sempre pronto a scendere ‘in campo’, anzi a centrocampo come quando era calciatore professionista (“un vecchio pallonaro” si autodefinì quella sera sold out dove non trovarono posto due importanti assessori allo Sport).
E se aveva rifiutato l’Isola, come rivelò quella sera maceratese, Pizzul accettò a fine luglio 2017, a Monte San Giusto, di commentare e prendere parte alla festa dei 40 anni della gloriosa società di calcio.
“E’ stato un grande piacere essere stato con voi” disse il leggendario cronista agli amici sangiustesi.
Maurizio Verdenelli
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