Una bara ‘francescana’ di legno chiaro, grezzo, è stata con le corde puntualmente domenica pomeriggio alle 15.30 calata nella buca sul campo appositamente scavata, in corrispondenza del colombaio n.2 nel cimitero monumentale di San Severino Marche. Sopra un tappeto di rose. Rosse, naturalmente.
Dentro, come da sua volontà espressa, l’ultimo signore delle ultime feste maceratese, con addosso lo smoking migliore, le scarpe di vernice, la farfalla perfettamente annodata. “Così voglio presentarmi e prendere servizio anche Lassù per i Gran Galà. Naturalmente Martini”, aveva detto sorridendo, alla moglie Giuliana, Benito Striglio.
Una cerimonia breve, volutamente ‘spartana’ en plein air, un prete di buona volontà disponibile subito dopo il pranzo della domenica. Per di più l’ultima di carnevale per il Grande Cerimoniere che sarebbe piaciuto a Mozart.
Presenti il figlio Mario, i nipoti, i pronipoti, tanti amici tra cui Paolo Vitali (chi può dimenticare il favoloso Cage a Morrovalle Scalo?). In rappresentanza dell’amministrazione comunale la vicesindaco prof.ssa Vanna Bianconi.
Non solo il riverbero della Grande Bellezza delle sue Serate invariabilmente ‘Magnifiche’, ma pure quello dell’altra Passione (P maiuscola, proto) di Benito. Il calcio.
Commosso uno dei ‘suoi’ allenatori all’Aurora San Severino di cui fu a più riprese presidente, Raniero Gentili: “Ieri a Pollenza, i miei ragazzi della squadra juniores di Cingoli hanno vinto una partita importante. In panchina al mio fianco ho intuito la presenza e il vigore del mio amico invisibile. Grazie, Benito! Non ti scorderemo. E questa vittoria te la dedico”.
Tra le lacrime, la moglie Giuliana Giustozzi: “Alla Casa del Commiato ho visto il grande cuore di San Severino. Nonostante che mio marito avesse lasciato la volontà, osservata, di non affiggere manifesti, in tanti hanno saputo. E li ho avuti accanto a me. Sarà durissima senza di lui. Mai lasciati prima di ieri. Poi ieri al mio rientro a casa, appena dopo un’ora per la consueta spesa quotidiana, lui non c’era più. Neppure il tempo per dirsi ciao”.
Maurizio Verdenelli
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