Osimo, Luca Violini e il giullare Rino Gaetano
Domenica 19 maggio, ore 21 al Teatro La Nuova Fenice di Osimo, Luca Violini presenta “Che andavo troppo forte? Rino Gaetano un giullare perbene”, spettacolo di RadioTeatro prodotto da Quellicheconlavoce …
Rino Gaetano nell’arco di un’attesa, un’intera esistenza, quella del cantautore morto 30enne per un incidente stradale sulla Nomentana a Roma. Il testo teatrale si snoda praticamente in tempo reale, dallo schianto in macchina che lo avrebbe ucciso, quella maledetta notte del 2 giugno 1981, fino all’arrivo dell’ambulanza.
Quella stessa ambulanza che lo portò da un ospedale all’altro, fin quasi all’alba, senza trovare un luogo dove ricoverarlo. Una storia che sembra surreale, ma è purtroppo vera: 3 ospedali rifiutarono Rino Gaetano quella notte, e il quarto lo accolse su una barella del pronto soccorso, dove morì.
Una storia ancora più surreale se si pensa che Rino l’aveva raccontata per filo e per segno in una sua canzone di gioventù, come se ci fosse una premonizione, o forse come se immaginasse che la mala sanità italiana poteva arrivare a questo ed altro.
Sul luogo dell’incidente, probabilmente non rendendosi conto di cosa stia succedendo veramente – è difficile accettare che la tua vita stia per finire a poco più di trent’anni – Rino Gaetano dialoga con una voce femminile. Mentre lui è infervorato, appassionato come sempre, pronto ad infiammarsi nel racconto delle sue battaglie, combattute brandendo la chitarra come una spada, o forse come il sonaglio di un giullare, lei è lontana, quasi distaccata dal mondo e dalle sue meschinità. Come se sapesse, e non potesse – o non volesse – dire.
Nell’arco di quell’attesa di un’ambulanza che non arriva, ondeggiando tra la spacconeria del trentenne e la improvvisa paura di morire, come una presa di coscienza che per un attimo si affaccia e viene cacciata via, Rino ripercorre, dialogando con la voce, che sembra conoscere bene ogni passaggio, tutte le fasi della sua carriera musicale.
Il suo ruolo di cazzaro, come dice lui e come lo chiamavano i suoi amici del Folk studio, il famoso locale in cui sono nati ed hanno preso il volo tutti i cantautori della scuola romana: Francesco de Gregori, Antonello Venditti, ma anche lo stesso Rino. In quel locale ha mosso i primi passi, lui così diverso dai suoi amici, politicizzato, certo, ma non ideologicizzato, in un periodo, gli anni settanta, in cui l’ideologia pareva essere d’obbligo ed anzi una sorta di bollino qualità. Rino no, rifugge le prese di posizione e le scelte di campo, sceglie l’arma dell’ironia e del gioco di parole. Denuncia ridendo, infilando nelle sue filastrocche immagini di una cruda e fotografica critica sociale. Ma lo fa fingendo di giocare, di raccontare giochi di parole, di divertirsi a comporre non sense.
L’attesa dell’ambulanza è un piano inclinato che ci fa scivolare attraverso le sue canzoni ed i suoi incontri. Il Folk studio, l’incontro con Lucio Dalla, che gli procurerà il suo primo provino, l’avventura di Sanremo, dove Rino non voleva andare, e alla fine è andato costretto, ma vestito da pagliaccio, il rapporto di amore ed odio e di eterno conflitto coi discografici, lo sberleffo di Nuntereggae più, cantata in faccia a Maurizio Costanzo e Susanna Agnelli.
Lo spettacolo ha la regia di Luca Violini, voci di Luca Violini e Jessica Tonelli, consulenza letteraria di Paolo Logli, montaggio video di Daniele Frontini, suono e luci di Matteo Schiaroli, voci fuori campo di Lorenzo Baldini – Luca Balducci – Emanuele Collura – Paolo Usmiani, organizzazione di Federica Maurizi.
Info: 320.5623974, ingresso 15 euro intero e 10 euro ridotto.
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